Purtroppo i numeri pubblicati oggi parlano chiaro e confermano quanto cittadini, commercianti, associazioni attive sul territorio denunciano da tempo in particolare nella zona di via Piave che oggi è una vera emergenza nazionale.

Il prossimo 20-21 settembre i cittadini prima di votare dovranno porsi alcune semplici domande. La sicurezza è aumentata? Sono cresciute le opportunità per commercianti e imprenditori? Sono migliorati i servizi forniti dall’amministrazione comunale? Via Piave in particolare racconta di un fallimento delle politiche adottate.

Incontrando i negozianti e chi cerca di fare impresa in questa zona la parola ripetuta più spesso è “frustrazione”: l’impegno di molti per migliorare il quartiere è vanificato dalla mancanza di politiche efficaci.

Le forze dell’ordine stanno facendo la loro parte. Ma mancano tutte una serie di politiche altrettanto importanti che sono in carico all’amministrazione locale.

Via Piave è l’esempio più tangibile del fatto che interventi di controllo per garantire il rispetto della legalità sono necessari ma non sufficienti a garantire la sicurezza dei cittadini, né per rigenerare spazi e quartieri. È necessario ridisegnare le politiche sociali fortemente indebolite se non azzerate in questi ultimi 5 anni (riduzione del danno, educatori di strada, ecc.) per contrastare il degrado sempre più evidente in molte parti della nostra Città. Il mercato di chi consuma droga è molto variegato e necessita di politiche differenziate. Non solo, compito degli amministratori locali è coinvolgere e sostenere le attività sane e produttive per realizzare interventi continui in vari ambiti: produzione culturale, promozione del commercio di vicinato, percorsi di inclusione sociale.

In questo modo sono attivabili processi di lotta al degrado e all’illegalità che vedano le comunità protagoniste del cambiamento del loro territorio. Per fare ciò servono capacità di ascolto, cura e attenzione costante. Tutte qualità che mancano al Sindaco uscente.

Non “andrà tutto bene” se tutto tornerà come prima. C’è bisogno di un nuovo sguardo.

La vivibilità e l’attrattività di un territorio si costruiscono con una serie articolata e continua di interventi, nei quali i cittadini siano protagonisti non sudditi da blandire con qualche sporadico intervento calato dall’alto.

Come consigliere comunale mi propongo di avviare percorsi partecipati che incentivino stanziamenti locali, statali e comunitari per mettere in atto politiche afferenti a molteplici ambiti di intervento: politiche culturali, educative, sociali e sanitarie.  Così si potrà sfruttare al massimo il lavoro delle forze ordine. In questo modo sono attivabili politiche di rigenerazione urbana che vedano le comunità protagoniste del cambiamento dei loro territori.