La scorsa settimana è stata ratificata dal Parlamento la Convenzione di Faro. Ieri abbiamo festeggiato i tre anni di impegno di molti veneziani per la vicenda della Vida in Campo San Giacomo dall’Orio. Due momenti all’apparenza distanti, ma in realtà assai vicini. La Convenzione di Faro insiste molto sull’importanza della partecipazione attiva dei cittadini alle politiche culturali e in genere sul valore dell’accesso della comunità al patrimonio prodotto dalla medesima nel corso del tempo. In particolare a Venezia, esiste quindi una stretta correlazione con il tema dei Beni comuni, ovvero quell’insieme di risorse, materiali e immateriali, utilizzate da più individui e che possono essere considerate patrimonio collettivo. Dobbiamo impegnarci perché nella nostra Città il patrimonio culturale e i beni comuni vengano gestiti in accordo con la cittadinanza e a vantaggio della stessa, non lasciando che siano ritagliati esclusivamente a interessi privati, seppur legittimi. In questo scenario ritroviamo molti luoghi simbolo che richiedono scelte e metodi di governo ben diversi rispetto a quelli applicati negli ultimi cinque anni: dall’Ex Umberto I a Mestre all’area degli Ex Gasometri a Venezia. Due questioni rispetto alle quali il prossimo Consiglio comunale avrà molto da dire e fare per uscire dall’opacità con la quale diversi passaggi sono stati gestiti fino ad oggi. Nei prossimi mesi inoltre c’è il rischio concreto, se non la quasi certezza, che molti altri spazi e palazzi pregiati di proprietà pubblica vengano venduti, come dimostra la situazione di Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale messo all’asta lo scorso gennaio dal Governatore Zaia. Dobbiamo attivarci insieme e rapidamente per proporre idee, percorsi e soluzioni alternative prima che ciò accada.