Il mondo della cultura sta affrontando mesi davvero difficili. Primi fra tutti a vivere una situazione di estrema incertezza gli spettacoli dal vivo. L’auspicio naturalmente è che ad un rientro il più possibile rapido dei numeri della pandemia seguano la riapertura e rilancio di teatri, cinema e sale da concerto, luoghi governati da istituzioni ed enti che hanno dimostrato di saper affrontare meglio la crisi sanitaria in atto rispetto a quanto fatto o non fatto in altri ambiti, a partire dal settore del Trasporto pubblico locale. Luoghi che in questi giorni, con i loro amministratori e i professionisti che vi operano, stanno compiendo un lavoro enorme per riprogrammare i cartelloni e mantenere aperte le porte, seppur virtualmente, delle sale.
Negli ultimi anni, ben prima che questo scenario imprevedibile salisse alla ribalta, una realtà di pregio del nostro territorio è riuscita a raggiungere risultati ragguardevoli: il Teatro Stabile del Veneto di cui fa parte anche il Teatro Goldoni di Venezia. Questa istituzione si troverà ad affrontare a breve un cambio ai vertici, una modifica che desta già molta preoccupazione per come viene gestita. Secondo indiscrezioni di stampa le dinamiche che stanno muovendo il CDA sono tutt’altro che legate al bene dell’Ente ma rispondono a un vizio della politica italiana, ovvero la spartizione partitica delle poltrone. Secondo quanto riportato in un articolo di Lillo Aldegheri, uscito lo scorso 23 ottobre nell’edizione veronese del “Corriere della Sera”, l’attribuzione dell’incarico direzionale parrebbe essere parte di una serie di dinamiche tutte interne al Comune di Verona e in particolare di quelle di uno specifico partito: Fratelli d’Italia. In un gioco di incastri e riassetti della gestione del potere nella città scaligera sarebbe entrata anche la figura del direttore del Teatro Stabile del Veneto che, in questo rimpasto, verrebbe assegnato a Fabio Gamba, attuale direttore generale del Comune medesimo.
Ma chi è Fabio Gamba? “Quando la polizia ferma i ‘bravi ragazzi’ tatuati e rasati di Forza Nuova, Fabio Gamba all’epoca assessore comunale alla sicurezza, li va a festeggiare all’uscita della Questura”. Così il 21 luglio 2000 Paolo Rumiz per “La Repubblica” introduceva al grande pubblico il profilo dell’attuale direttore generale del Comune di Verona. Fabio Gamba ha infatti un curriculum con solide radici di militanza nel Movimento Sociale Italiano e tutta la sua carriera politica è stata all’insegna di un pensiero a suo agio con le nostalgie per il Ventennio, che si è tradotta, tra le altre cose, in una forte intolleranza verso i migranti. Per contro la sua esperienza nel campo della gestione di istituzioni culturali è pari a zero.
La struttura gestionale del Teatro Stabile del Veneto è stata fino ad oggi chiara: un direttore culturale dalle spiccate doti organizzative/manageriali affiancato da un responsabile amministrativo. La scelta di proporre un bando per un Executive Manager, scaduto lo scorso 20 ottobre, appare invece una scelta dalle molte incognite, dettata da dinamiche che non hanno nulla a che fare né con l’efficienza amministrativa né con la crescita e il consolidamento scientifico-culturale dell’Ente. Una figura, tra l’altro, che non trova riscontro nel suo Statuto. Eppure il Teatro Stabile non solo sta affrontando bene la difficile situazione del presente, ma negli ultimi anni ha incrementato la produzione di nuovi spettacoli, passando dai 6-7 del 2013 ai 16-18 del 2019, ed è arrivato a fatturare quasi 10 milioni di euro, allargando la base sociale alle Camere di Commercio e dopo aver assunto la guida del Teatro di Treviso.
La domanda è molto semplice: può Fabio Gamba assumere l’incarico di direttore del Teatro Stabile del Veneto? La risposta è no!
È importante quindi avere al più presto dal CDA del Teatro parole chiare e trasparenti su quanto sta accadendo ed è necessario aprire rapidamente un dibattito pubblico sul futuro dell’Ente. Sono tre i punti di partenza irrinunciabili: logiche politiche spartitorie non possono condizionare il modello di governance dell’Ente; qualsiasi figura venga scelta deve possedere una solida esperienza nel campo della gestione di istituzioni culturali; chiunque vi rivestirà ruoli manageriali e scientifici deve avere un profilo lontano da qualsiasi vicinanza culturale al pensiero politico dell’estrema destra italiana, come Forza Nuova e/o affini. Come ci ha insegnato tra gli altri Umberto Eco l’autoritarismo antidemocratico muta e si riproduce; viviamo in un’epoca in cui, in Italia come altrove, il terreno è purtroppo ben concimato e non possiamo lasciare spazio a individui che spalleggiano frange estremiste.
Al riguardo presenterò un’interpellanza perché il Consiglio Comunale possa esprimere una visione strategica sull’Ente considerando che il Comune di Venezia è tra i soci fondatori dell’Ente Teatro Stabile di cui, come già ricordato, fa parte il Teatro Goldoni, il più antico teatro di Venezia ancora oggi esistente.