Venezia e Mestre possono essere due città dove far ripartire quanto prima il mondo della cultura e dello spettacolo. Ci avviciniamo alla bella stagione e la nostra Città, di terra e di acqua, offre molti spazi adatti ad accogliere spettacoli e performance, dai campi di Venezia ai parchi di Mestre.
Che bello sarebbe ricominciare all’insegna della cultura con musei aperti e spettacoli (pièce, reading, proiezioni, ecc.) diffusi per la città il tutto seguendo ovviamente i protocolli e approfittando della bella stagione.
Il ministro Franceschini, audito dal Comitato Tecnico Scientifico per discutere del riavvio delle attività legate al mondo dello spettacolo, ha presentato alcune idee per ripartire in piena sicurezza. Tra le proposte quelle di portare anche in luoghi aperti il mondo della cultura e degli spettacoli.
In attesa che il Comitato Tecnico Scientifico dia la sua valutazione perché non ci attrezziamo per ripartire? Quale miglior segnale per i 1600 anni di Venezia. Una Cultura non solo ad uso e consumo del turismo ma che faccia leva sulle molte professionalità e istituzioni presenti che hanno sofferto molto in questo anno e mezzo ma sono pronte a ripartire seguendo i protocolli che verranno individuati.
Proviamo a testare un modo di vivere gli spazi pubblici che ponga come discrimine la sicurezza sanitaria, la qualità dell’esperienza dello stare assieme, il rispetto per la Città? Per dirla in altri termini, usiamo i 1600 anni di Venezia per programmare una ripartenza in cui si possano fare dei passi importanti nell’organizzazione e nella gestione degli eventi culturali “a misura” di città?
Buona parte dei grandi eventi che organizzava il Comune prima della Pandemia, comprese le feste tradizionali, alimentavano unicamente la bulimica macchina dell’overtourism, non aiutavano la città a crescere culturalmente, non permettevano – per come erano pensati e organizzati – al tessuto cittadino di diventare protagonista, avevano ricadute economiche tutt’altro che auspicabili, schiacciando ogni tipo di offerta commerciale sempre più in basso.
Le città sono da sempre l’epicentro di forze creative, di innovazione, sono un modello aggregativo per eccellenza, ma la gestione Brugnaro ha sfiancato molte realtà culturali e sociali. Il colpo di grazia potrebbe essere arrivato dalla Pandemia. Se non (ri)partiamo dal capitale sociale e culturale esistente Venezia rimarrà un palcoscenico, per non dire un parco a tema, dove si svolgeranno spettacoli per turisti e in cui i pochi veneziani rimasti faranno da comparse.