Il calo dei residenti in Città storica e in tutto il Comune continua: Venezia è scesa sotto i 51.000 abitanti. Ciò conferma che le politiche (non) messe in campo non funzionano a partire proprio da quelle sulla Residenza.

E’ dall’inizio di questa consiliatura che proponiamo misure per la casa rigettate al mittente dall’attuale amministrazione. Le leve sulle quali intervenire invece sono molte.

Intanto le risorse: nel Bilancio di previsione approvato dalla maggioranza i fondi dedicati al patrimonio residenziale pubblico non arrivano al 2% del piano degli investimenti per l’intero Comune. Non si dica che risorse mancano: basti pensare, – ad esempio – ai 6 milioni di euro spesi per acquistare il Teatro Toniolo da IVE, una società di proprietà del Comune medesimo.

Non solo, prima della pandemia, la tassa di soggiorno valeva entrate per 37 milioni di euro annui. O ancora, dei 457 milioni di euro del Patto per Venezia solo il 6% è stato destinato alla residenza.

Secondo quanto dichiarato dall’Assessore Venturini lo scorso 6 febbraio, negli ultimi 6 anni poco più di 22 milioni, tra fondi statali, europei e comunali, sono stati stanziati nelle politiche residenziali, principalmente in città storica. Facendo bene i conti si evince che l’attuale amministrazione ha quindi investito dal 2015 il costo di un quotidiano a settimana per abitante.

Le comparazioni che dimostrano come le politiche per la residenza non siano al centro dell’agire politico della giunta di centro destra che ci governa da oltre un lustro possono essere molte. Un dato esemplificativo: prima del periodo terribile che stiamo attraversando, si investiva in questo settore solo lo 0,4% delle entrate comunali annue.

Come se non bastasse, si è ancora in attesa di sapere come il Comune voglia utilizzare negli appartamenti di sua proprietà l’opportunità dell’Eco-bonus. E’ da inizio consiliatura che il PD chiede di approntare un piano complessivo. Al riguardo è stata presentata già ad ottobre un’interrogazione, a prima firma Emanuele Rosteghin, che verrà discussa il prossimo 21 aprile, ampiamente oltre i limiti previsti dal regolamento. Si spera – finalmente! –  ci possano essere novità positive ma l’orologio corre.

Se pensiamo poi al mercato privato, non è stata presa in considerazione nemmeno la proposta di creare un’Agenzia pubblica per la locazione ad uso residenziale sull’esempio di quanto fatto a Milano, in modo da istituire un fondo di garanzia per il reintegro degli eventuali mancati canoni degli inquilini morosi.

Sempre per restare sul mercato privato, si potrebbe anche intervenire sulla tassazione per incentivare chi affitta a residenti. Se si dimezzasse l’aliquota IMU per gli immobili affittati a residenti, ipotizzando una rendita catastale pari ad euro 1.000 (rendita di un appartamento di 5 vani), il risparmio IMU per il proprietario ammonterebbe ad euro 924 euro, mentre se si azzerasse l’aliquota IMU il risparmio sarebbe di ben 1.848 euro annui.

Nel campo della residenza non mancano le idee e le possibilità, ciò che manca è la volontà politica per intervenire con una serie di misure che potrebbero aiutare ad invertire la tendenza in atto. Infatti per i prossimi tre anni (2021-2023), nel bilancio di previsione, gli investimenti dedicati all’edilizia pubblica in tutto il Comune non arrivano a 6 milioni e mezzo di euro, circa 25 euro ad abitante su base triennale, meno di 10 euro all’anno.