È passato un anno e mezzo dalla rimozione della responsabile di Palazzo Fortuny, uno degli undici musei gestiti dalla Fondazione Musei Civici di Venezia (MUVE), eppure ancora non si sa nulla riguardo alla sua sostituzione né riguardo a un piano culturale ed espositivo per il prossimo anno.
Come si legge nel sito della Fondazione Musei civici, “Palazzo Fortuny è tutt’ora testimonianza della geniale capacità creativa di questo artista tra rielaborazione, sperimentazione e innovazione, e della sua presenza sulla scena intellettuale e artistica internazionale a cavallo tra Ottocento e Novecento” tanto che è corretto parlare di una “casa museo” dove sono conservate “intatte le caratteristiche di ciò che fu lo studio preferito al primo piano nobile di Mariano Fortuny”.
Una casa-museo che è sempre stata uno spazio-laboratorio innovativo dove la produzione in particolare d’arte contemporanea ha dialogato con le opere conservate. Già sede della UIA (Università Internazionale dell’Arte) ha ospitato l’ultimo studio di Mario De Luigi, è stato il luogo in cui Robert Mapplethorpe per la prima volta ha esposto in Europa e ha inoltre accolto decine di artisti che hanno scritto anche a Palazzo Fortuny la storia dell’arte contemporanea come Peter Greenaway e molti altri. Tradizione continuata negli ultimi anni con mostre apprezzate dal pubblico e dalla critica.
Ma tutto sembra essersi congelato, prima per l’acqua granda del 12 novembre 2019, ora per la pandemia. Cosa sta accadendo in questi mesi?
Dopo la rimozione dell’ultima responsabile del Museo, rimossa proprio il 12 novembre 2019, non si conoscono le strategie culturali che si hanno intenzione di percorrere. Durante il periodo pandemico il personale della Fondazione Musei Civici è stato posto in cassa integrazione in modalità tali da pregiudicare la presenza in loco di personale qualificato addetto alla conservazione della “casa museo”. Non si sa nulla neppure del progetto di “riallestimento” sul quale pare stia lavorando Pier Luigi Pizzi (sulla base di quale incarico e progetto?) secondo quanto si legge in diversi articoli apparsi sulla stampa quotidiana. Lo stesso dicasi per i lavori previsti per i danni subiti nel piano terra sempre il 12 novembre del 2019.
Le domande poste nell’interrogazione sono puntuali e riguardano anche i fondi fotografici conservati nel palazzo, un esempio di come fondi fotografici afferenti al Comune meritino maggiore attenzione, si pensi anche l’Archivio Giacomelli oggi “conservato” all’Archivio delle Celestia.
Speriamo che il Sindaco partecipi alla commissione nella quale si dibatterà dell’interrogazione considerato che non ha mai ritenuto di confrontarsi con il Consiglio su quali siano le politiche culturali che intende portare avanti nei prossimi anni dall’inizio della consiliatura.