In terza commissione ho presentato un’interrogazione, firmata da tutti i consiglieri di minoranza, sulla chiusura del Centro Darsena: il centro accoglieva 33 richiedenti asilo, 11 posti riservati a donne, questi ultimi i soli disponibili in tutto il Comune.
Dal 2019 ad oggi, il servizio collegato ai fondi SPRAR (tutela accoglienza e integrazione delle persone che hanno chiesto e ricevuto protezione internazionale) – oggi SAI – è più che dimezzato. Ne restano solo 44, tutti in terraferma.
La chiusura inoltre porta alla perdita secca di 6 posti di lavoro e a molte domande su cosa accadrà degli appartamenti che fino a pochi giorni fa ospitavano i richiedenti asilo.
Un servizio che non costava un euro al Comune essendo finanziato interamente dallo Stato e vi erano tutte le possibilità dal punto di vista amministrativo per farlo continuare. Venezia è stata tra i fondatori dello SPRAR alla fine degli anni Novanta.
Un servizio dalla lunga storia ma purtroppo ancora oggi necessario, basti pensare a cosa sta accadendo nei Balcani.
La nostra città è sempre stata in prima fila nel campo dell’accoglienza, protezione e tutela, nonché sostegno all’integrazione socio-economica per i soggetti richiedenti protezione umanitaria. Oggi non è più cosi.
Una chiara scelta politica che mette in luce l’idea di Venezia e i valori di cui la maggioranza è portatrice.