Un anno fa iniziava un 2020 che si prospetta ancora lungo, lunghissimo. Un anno che tutti vogliamo chiudere al più presto anche se non sarà semplice. Un anno di cui bisogna fare anche tesoro.
Non ci siamo trovati soli, ci siamo prodigati per aiutare un amico, un commerciante, una realtà produttiva, culturale, no-profit, sportiva che in quel 12 novembre e nei giorni successivi ha subito dei danni. In quelle ore, in quei giorni ci siamo rimboccati le maniche per spostare scatoloni, pulire magazzini, abitazioni, uffici. E molte persone sono venute anche da fuori Venezia per aiutarci.
Tanto l’acqua alta quanto la pandemia hanno messo in rilievo molte debolezze veneziane che in alcuni casi conoscevamo ma non trovavamo la forza, la volontà, l’interesse ad affrontare. Ora non possiamo più rinviare. “Non bisogna tornare alla normalità perché la normalità era il problema”. Questa frase ritorna da più parti, sui muri di molte città nel mondo, in alcune manifestazioni e credo contenga tante verità.
Mi pare un ottimo punto di partenza per affermare una visione rinnovata della nostra città.