Mi ha molto colpito l’intervista di oggi uscita su La Nuova Venezia all’Assessore Zuin. Prendiamo per buoni i dati di OpenPolis, solitamente una buona fonte. Emerge che Venezia è la città che più “investe” in Turismo. Ma quello che è importante sono le parole dell’Assessore a commento del dato meramente contabile. Vi invito a comprare La Nuova e leggere l’articolo. È tutto un “grande evento”. Ad esempio: «Abbiamo investito tantissimo sugli eventi e per il prossimo anno contiamo di investire di più (…) Abbiamo nonostante l’emergenza Covid-19 cercato di fare tutti i grandi eventi e una volta usciti dal lockdown abbiamo pigiato sull’acceleratore». L’Assessore Zuin mette nel calderone dei grandi eventi momenti tra loro molto differenti come la Mostra del Cinema, il Salone Nautico e le feste tradizionali. Ma non tutti “i grandi eventi” si rivolgono allo stesso pubblico, non è tutto assimilabile. Inoltre vengono richiamati i 1600 anni di Venezia, dei quali per ora si conosce solo il logo e nulla più. Come ho già avuto modo di dire non basta un logo per fare cultura (https://www.giuseppesacca.it/…/non-basta-un-logo-per…/).Buona parte dei grandi eventi che organizza il Comune, comprese le feste tradizionali, alimentano unicamente la bulimica macchina dell’overtourism, non aiutano la città a crescere culturalmente, non permettono – per come sono pensati e organizzati – al tessuto cittadino di diventare protagonista, hanno ricadute economiche tutt’altro che auspicabili, schiacciando ogni tipo di offerta commerciale sempre più in basso.La campagna elettorale è finita, speriamo che in Consiglio e non solo ci sia l’opportunità di dibattere serenamente su ricavi, costi, benefici dei differenti “grandi eventi”. Un bel banco di prova, lo ricorda lo stesso Zuin, saranno i 1600 anni di Venezia: se non partiamo dal capitale sociale e culturale esistente Venezia rimarrà un palcoscenico, per non dire un parco a tema, dove si svolgeranno spettacoli per turisti e in cui i pochi veneziani rimasti faranno da comparse. Ciò non vuol dire chiudersi su sé stessi. A Venezia operano numerose istituzioni culturali di grande qualità e il compito del Comune è porsi come luogo di incontro tra queste e il tessuto associativo, attivando processi che amplino dimensione culturale soprattutto in termini di qualità. Questa sarebbe una politica culturale lungimirante.Avremo la forza di fare dei 1600 anni un banco di prova per un nuovo modo di produrre e organizzare cultura?