Ieri con gli amici dell’associazione via Piave 67 e Crocevia Piave, realtà che da anni lavorano su e per questa zona della città, abbiamo incontrato alcuni commercianti e imprenditori di via Piave, diventata simbolo del degrado a Mestre.
La parola ripetuta più spesso è stata “frustrazione”: l’impegno di molti è vanificato in particolare dalla presenza di numerosi spacciatori, come denunciato anche recentemente da dettagliati articoli apparsi sulla stampa locale.
E la situazione sta peggiorando.
Il dato positivo è però la presenza di molti negozianti, imprenditori e associazioni che hanno cura del loro territorio e che desiderano lavorare insieme per migliorarlo.
Via Piave è l’esempio più tangibile di come le sole politiche repressive, peraltro attuate in maniera sincopata, non sono l’unica soluzione per garantire le sicurezza dei cittadini né per rigenerare spazi e quartieri.
Compito degli amministratori locali è coinvolgere e sostenere le attività sane e produttive in un percorso che realizzi interventi continui in vari ambiti: produzione culturale, promozione del commercio di vicinato, percorsi di inclusione sociale.
In questo modo sono attivabili processi di lotta al degrado e all’illegalità che vedano le comunità protagoniste del cambiamento del loro territorio. Per fare ciò ci vogliono capacità di ascolto, cura e attenzione costante.