Il Sindaco uscente sta incominciando a scaldare i motori per i 1600 anni di Venezia e ieri ha lanciato sui suoi canali social il logo che accompagnerà le celebrazioni. L’inizio dei festeggiamenti è previsto per settembre 2020 in ampio anticipo con la ricorrenza, quando la campagna elettorale sarà nelle giornate più calde e tanto basta.
Ma la cosa che più preoccupa è come si svolgeranno queste “celebrazioni”.
Non esiste ancora oggi un programma, quindi queste considerazioni potrebbero risultare un processo alle intenzioni, ma dopo cinque anni di gestione diretta dell’assessorato alla Cultura di Brugnaro è facile prevedere come andranno le cose. Sarà un “grande evento”, una serie di “grandi iniziative” immaginate per rilanciare Venezia con l’intento di superare di slancio il periodo del confinamento, dimenticando le enormi fragilità emerse in questi mesi per riportare indietro l’orologio, grazie ad una sorta di luccicante macchina del tempo. A Brugnaro basterà riportarlo a gennaio, ad un nuovo “dov’era com’era” spesso lanciato a Venezia.
Non mi stancherò mai di ripetere che non “andrà tutto bene” se tutto tornerà come prima.
E uno dei massimi esempi del fallimento della gestione Brugnaro si ritrova proprio in ambito culturale.
Una storia tutta da riscrivere. Inoltre, è bene ricordarlo, a settembre saremo ancora nel pieno di una pandemia mondiale con la conseguente necessità di continuare ad adottare scelte responsabili. Brugnaro ha già dimostrato nella gestione del Redentore tutta la sua inadeguatezza e irresponsabilità, provocando più danni economici di quanti già non insistessero sulla Città, promettendo eventi che non potevano svolgersi se non a rischio della salute pubblica.
D’altra parte lo scorso febbraio ha aspettato fino al limite massimo e oltre per fermare il Carnevale, facendo correre un rischio enorme a cittadini ed ospiti.
Proviamo a testare un modo di vivere gli spazi pubblici che ponga come discrimine la sicurezza sanitaria, la qualità dell’esperienza dello stare assieme, il rispetto per la Città? Per dirla in altri termini, usiamo i 1600 anni di Venezia per programmare una ripartenza in cui si possano fare dei passi importanti nell’organizzazione e nella gestione degli eventi culturali?
Basta grandi masse, poca qualità e scarsissima sicurezza.
Il tutto con un coinvolgimento del tessuto cittadino risibile, limitato ai margini se non completamente escluso. Tutto ciò deve essere un ricordo del passato. Per far questo la politica deve interpretare il proprio ruolo di elemento facilitatore di dinamiche sociali e culturali in atto, ovvero l’opposto del sindaco Paron.
Le città sono da sempre l’epicentro di forze creative, di innovazione, sono un modello aggregativo per eccellenza, ma la gestione Brugnaro ha sfiancato molte realtà culturali e sociali. Il colpo di grazia potrebbe essere arrivato dalla pandemia. Se non partiamo dal capitale sociale esistente Venezia rimarrà un palcoscenico, per non dire un parco a tema, dove si svolgeranno spettacoli per turisti e in cui i pochi veneziani rimasti faranno da comparse. Un noto scrittore lo ha già raccontato anni fa. Ciò non vuol dire chiudersi su sé stessi. A Venezia operano numerose istituzioni culturali di grande qualità e il compito di una politica davvero culturale e lungimirante da parte del Comune è porsi come luogo di incontro tra queste e il tessuto associativo, attivando processi che ne amplino la dimensione. Includere, connettere e innovare persone, ambiti e prodotti.
Era il 25 marzo 421 quando viene posta la prima pietra della chiesa di San Giacometo a Rivoalto. Per tradizione si data la nascita di Venezia facendo riferimento a questo evento, ma per celebrare davvero i suoi 1600 vale la pena ricordare che la nostra Città, per come la conosciamo oggi, è nata tra le isole della laguna.
Dunque perché non utilizzare questo importante compleanno per rilanciare l’intera laguna e in generale la cultura dell’acqua?
Troppo complicato e difficile, probabilmente. Per riuscire in una cosa del genere ci vuole cura e attenzione. È più semplice affidarsi a qualche nome di richiamo, fare un bel concerto di in Piazza San Marco o in altri luoghi che di certo non hanno bisogno di essere (ri)scoperti e lasciare la creatività veneziana ai margini.
Il 20 e 21 settembre si voterà anche su un nuovo modo di immaginare la produzione culturale a Venezia. Un capitolo della lunga e importante storia cittadina tutto da riscrivere.